Per i grandi marchi della moda, italiani e non solo, quello della vendita online di prodotti contraffatti è un problema molto concreto: ognuno dei brand più noti, infatti, deve assistere quasi quotidianamente alla nascita di siti che sfruttano il suo nome per ingannare i potenziali acquirenti.
Il giochino è semplice, e parte dalla considerazione che anche la marca più attenta alla brand protection non potrà mai registrare tutte le varianti del proprio nome abbinato a qualsiasi termine in ciascuna delle lingue principali, quindi si potrà sempre trovare un dominio libero da prendere.
Questa situazione, inoltre, non potrà che peggiorare via via che apriranno i nuovi gTLD.
E quindi:
- Si registra un dominio il cui nome contenga il brand noto, in una qualsiasi estensione, preferibilmente gTLD (.COM, .BIZ e .INFO le più utilizzate).
- Si crea un sito di e-commerce con centinaia di foto di prodotti della marca scelta.
- Si fa un po’ di spam per portare traffico sul sito (i più “raffinati” provano anche a fare un po’ di link building), sperando che qualcuno ci caschi.
La contraffazione online assume ogni giorno dimensioni più grandi, e per quanto abbiamo avuto modo di osservare sembra essere un fenomeno che, almeno nel campo della moda, proviene principalmente dalla Cina.
Tra i marchi più danneggiati da questa pratica troviamo Hogan, Woolrich (che sul suo sito pubblica addirittura l’elenco sempre aggiornato dei siti non autorizzati), e quello di cui parliamo oggi, Gucci: l’azienda fiorentina è appena riuscita, grazie alla sentenza UDRP numero D2012-2212, ad appropriarsi di 129 domini che contenevano il suo nome e vendevano prodotti contraffatti.
I domini erano tutti stati registrati utilizzando registrar cinesi:
- Hangzhou E-Business Services Co., Ltd. (91 domini)
- Hangzhou AiMing Network Co., LTD (29 domini)
- Chengdu West Dimension Digital Technology Co., Ltd. (5 domini)
- Bizcn.com, Inc., Jiangsu Bangning Science & technology Co. Ltd., Xin Net Technology Corp. (1 dominio ciascuno)
Anche gli intestatari erano tutti cinesi, e facevano quasi tutti capo agli stessi indirizzi email (poco più di una decina).
Riportiamo a titolo di esempio alcuni dei nomi a dominio recuperati da Gucci grazie a questa sentenza (elenco completo):
- borse-gucciborse.com
- gucci-borse.com
- gucciborse2013.com
- guccioutletsstore.com
- gucci-online.net
- guccionsale.com
- gucci-shoes.org
- guccishoes-outlet.com
- wholesalegucci-sale.com
- topguccionline.com
Probabilmente questa sentenza non basterà a fermare in assoluto questa pratica illegale, ma se non altro è probabile che da adesso in poi gli spammer eviteranno di prendere domini con la parola “Gucci” e si orienteranno verso aziende meno attente alla tematica della brand protection online.
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